I primi due anni di vita con un bambino sono così concitati e ricchi di eventi che ti rendi conto di quanto è accaduto solo col senno di poi. Infatti ora, mentre mio figlio si avvicina al suo terzo compleanno e il mio secondo è in procinto di arrivare, mi capita spesso di voltarmi indietro e riguardare il nostro percorso insieme, facendo dei bilanci e delle considerazioni.
Così ho pensato di fare un ricapitolo delle cose più importanti che ho imparato, sperando che siano utili a qualche altra mamma, ma anche per scolpirle a fuoco nella mia testa e ripetermele come un mantra quando ne avrò bisogno!
Ricordo benissimo alcuni precisi momenti di sconforto legati a situazioni che lì per lì mi erano parse gravissime e nelle quali mi ero sentita una completa nullità e, se ci ripenso oggi, mi faccio una gran tenerezza e mi viene da riderci su: si sa che i tempi difficili passano sempre, ma non sembra così quando li stai attraversando! Il brutto è che lo stesso vale per i tempi “facili”: quante volte ho pensato “oh, finalmente ne sono uscita!” per poi ritrovarmi nella stessa situazione il giorno dopo! Così è la vita, e soprattutto con un neonato è difficilissimo fare programmi, cosa che disturba tantissimo noi adulti abituati a pianificare e controllare ogni istante della nostra esistenza.
Un esempio che funziona sempre rispetto a questa riflessione è legato al sonno. Quante volte dopo una notte di grazia abbiamo pensato “Ah, finalmente dorme tutta notte!”, per poi ritrovarci 1, 2 o 10 giorni dopo punto e a capo con i risvegli notturni? E lì iniziano le domande: “Cosa ho fatto di diverso? Dove ho sbagliato?” e poi di nuovo “Ecco ce l’ho fatta, ora ho davvero capito il segreto!” e ancora “Accipicchia, cosa non va adesso?!” Ci arrovelliamo e ci imputiamo la responsabilità di qualsivoglia errore ma è tutto inutile: i bambini non evolvono in linea retta, vanno avanti, indietro, di lato e in diagonale! Oggi mangiano quattro piatti di zucchine, domani, quando glie le riproponi, credendo di aver trovato una verdura che piace, ti guardano come se gli avessi messo davanti la scatoletta del gatto (che comunque susciterebbe di sicuro più apprezzamento). E’ così. Avanti e indietro, è parte del gioco.
Mio figlio ha sempre mangiato con appetito ed io ero tutta fiera nel vederlo ingerire ogni tipo di cibo e verdura con gusto. All’improvviso ha cambiato idea e, da assaggiatore provetto, è diventato una specie di sommelier, così snob da rifiutare spesso le pietanze ancora prima di averle nel piatto. Alcuni giorni non vuole fare colazione, pranza a stento e a cena assaggia giusto qualcosina, altri giorni potrebbe competere con chef Rubio quando mangia in trattoria coi camionisti: o devo preoccuparmi che della sua pancia troppo vuota o di un’indigestione. Bene, i bambini si sanno autoregolare.
Una volta ho sentito una mamma dire “Non vedo l’ora che non abbia più così bisogno di me” e ho trovato questa frase un po’ triste perché se ci penso onestamente, a 37 anni a volte ho ancora bisogno di mia madre. Certo, non per gli stessi motivi di quando ero piccola, ma comunque per ragioni assolutamente legittime anche per una quasi quarantenne. Forse alcuni genitori si aspettano che i loro bambini abbiano meno bisogno di loro raggiunta una certa età, ma questo non è affatto vero, semplicemente ne avranno bisogno in modo diverso. Ad esempio, un bambino di due anni potrebbe non aver bisogno di essere cullato per dormire, ma magari chiederà alla mamma o al papà di coricarsi accanto a lui finchè non si sarà addormentato.
So che è difficile, specialmente in certi giorni, ma una cosa che mi colpisce sempre è il fatto che, quando parlo con qualcuno coi figli grandi, finisce sempre per dirmi con l’aria trasognata: “Goditelo finchè è piccolo!”…perché è vero, non rimane piccolo a lungo. A volte le giornate sembrano infinite e si ha una sensazione di immobilismo che ti fa pensare che sarai genitore di un bambino piccolo per sempre, ma in verità lo siamo solo per un periodo di tempo molto breve. Loro crescono e quel bambino piccolo scompare. Verrà un momento nella nostra vita in cui non dovremo cambiare mai più un pannolino, non dovremo mai più passare un’ora a convincere qualcuno a vestirsi e non dovremo più dare un bacio a un ginocchio ferito. Quello sarà il momento della nostra vita in cui non potremo più tenere i nostri piccoli bambini indifesi tra le braccia, o strofinarci il viso contro i loro morbidi capelli, o coccolarli nel lettone.