Quando i bambini giocano o si relazionano tra loro, accade piuttosto di frequente che entrino in conflitto: basta la contesa per un oggetto, un dispetto o il desiderio di ricoprire lo stesso ruolo all’interno di un gioco di gruppo e la lite è servita.
Questa è spesso una situazione che mette in difficoltà i genitori che normalmente sentono di dover intervenire, di solito castigando l’aggressore e prendendo le parti della vittima. Ma quando due bambini bisticciano, con quale obiettivo interveniamo?
Se il nostro scopo è quello di punire un comportamento errato, affinché non venga ripetuto in futuro, vi propongo subito un cambio di prospettiva.
Pensiamoci.
Nella vita di tutti i giorni è normale avere idee diverse o anche desideri e bisogni dissimili da quelli degli altri ed è importante imparare a comportarsi in maniera funzionale quando ciò accade, perché questo ci permette di gestire in maniera adeguata le nostre relazioni con le altre persone. Non c’è nulla di male ad entrare in conflitto con gli altri, l’importante è farlo in modo rispettoso e socialmente accettabile.
Intanto vi proporrei di aspettare un attimo e osservare cosa accade, per vedere se i contendenti riescono a trovare qualche strategia di mediazione in maniera autonoma. Potremmo rimanere piacevolmente colpiti dalla loro capacità di autoregolamentazione! E’ importante che anche i piccoli abbiano la possibilità di sperimentarsi senza che ci sia sempre un adulto pronto ad intervenire e a risolvere il problema al posto loro, perché questo gli consente di sviluppare capacità di negoziazione e abilità comunicative. Ricordiamoci inoltre che per i bambini il conflitto è un’occasione di crescita (cognitiva, emotiva e sociale); siamo noi grandi che spesso viviamo con grande tensione le loro contrapposizioni, che nel 90% dei casi si risolvono in un attimo senza lasciare alcun risentimento.
A volte sono proprio i bambini che chiamano in causa l’adulto, perché faccia da arbitro e stabilisca chi ha ragione. In questi casi è fondamentale che l’adulto non decida chi è nel giusto e chi ha torto, ma li aiuti a vedere quanto c’è di valido nelle ragioni dell’uno e dell’altro, agevolando la mediazione.
Quando la situazione si fa più accesa e decidiamo di intercedere, ecco che è importante prestare attenzione a tutti coloro che sono coinvolti nel litigio, capendo cosa è accaduto e ascoltando le emozioni di tutti. Legittimare anche le emozioni di chi ha sbagliato non significa incentivare quel comportamento, perché non diciamo “bravo, hai fatto bene a picchiare tuo fratello!”, ma validiamo un vissuto che c’è stato e probabilmente ci sarà ancora (“ti sei sentito molto arrabbiato, lo capisco…”) e che non si può evitare, ma va semplicemente gestito in altro modo.
A quel punto possiamo offrire comportamenti alternativi e aiutarli a vedere le emozioni e i punti di vista degli altri, stimolando un approccio empatico e ragionando insieme sulle strategie da adottare.
Detto questo ovviamente non possiamo prescindere dal ricordarci che il nostro comportamento di genitori è ciò che fa davvero la differenza: se ogni volta che ci scontriamo coi nostri figli urliamo ed eventualmente scappa anche uno schiaffetto, è chiaro che mostriamo loro che questo è il modo appropriato per gestire le situazioni di divergenza.