Appena un bambino nasce ci sono un sacco di “esperti” pronti ad insegnare come prendersi cura di lui. Purtroppo tutti questi “puericultori in erba” molto spesso tendono a dare indicazioni orientate ad allontanare i genitori dalla connessione coi figli (“devi lasciarlo piangere, così si fa i polmoni” “mettilo giù o vorrà stare sempre in braccio” “piange perché ha fame” “il tuo latte non gli basta” e potrei proseguire all’infinito…), creando confusione soprattutto nelle mamme, che a livello di pancia sentono la pulsione a comportarsi diversamente.
Nessuno conosce un bimbo meglio della sua mamma o del suo papà, eppure a volte bastano poche frasi per portarli a mettersi in discussione.
Mettiamo in chiaro una cosa: se un bambino manda messaggi che vengono trascurati, egli perde fiducia nella sua capacità di comunicare e mandare segnali e i genitori perdono fiducia nella loro capacità di sintonizzarsi con lui, fino a generare un circolo vizioso di progressiva disconnessione. Se i genitori invece danno ascolto al loro cuore e alle loro sensazioni profonde riescono a connettersi ai bisogni del proprio bimbo e agiscono in maniera più adeguata ed efficace.
Ma come si fa a sviluppare questa connessione con un neonato?
Per creare un rapporto solido con il proprio bambino di fatto basta fare affidamento sugli “STRUMENTI” DELL’ATTACCAMENTO BIOLOGICO, che sappiamo essersi instaurato, ad esempio, nel momento in cui la mamma si sente serena e completa solo quando è con il suo piccolo.
Questo tipo di legame per la maggior parte delle donne non si genera immediatamente, ma si sviluppa pian piano, dopo tante interazioni con il neonato: non tutte le mamme infatti hanno da subito un forte desiderio di stare in stretto contatto con il loro bambino, perché per alcune agli inizi il prendersi cura può essere più legato al senso del dovere o ad altre emozioni. I primi tempi di vita con un neonato possono essere un momento complesso psicologicamente, soprattutto perché le mamme spesso hanno l’aspettativa di dover provare da subito qualcosa di travolgente che magari richiede invece più tempo per maturare: del resto, se ci pensiamo, non tutti i fidanzamenti iniziano con un colpo di fulmine, anzi, più spesso l’innamoramento è un sentimento che si fa strada pian piano, con la conoscenza della persona.
5 sono gli strumenti che ci vengono in aiuto per aiutare questo legame a crescere e svilupparsi:
SKIN TO SKIN E ROOMING IN: il contatto pelle a pelle appena dopo la nascita e la permanenza costante del bimbo in camera con la mamma già in ospedale permette al neonato di esercitare il suo magico fascino sulla mamma in un momento in cui essa è naturalmente predisposta in maniera speciale al prendersi cura di lui.
ALLATTAMENTO: la vicinanza fisica e banalmente gli ormoni legati all’allattamento –ossitocina e prolattina- danno una forte spinta all’intuizione e alla connessione materna.
BABYWEARING: i piccoli portati in fascia piangono meno e stanno per lunghi periodi in uno stato vigile di quiete che permette loro di conoscere l’ambiente e i loro caregiver sentendosi protetti e al sicuro.
SONNO CONDIVISO: dormire nella stessa stanza o nello stesso letto (in sicurezza!) facilita l’allattamento e rende il momento della separazione notturna meno problematico, poiché il bambino sente la mamma e il papà al suo fianco e dunque si abbandona più volentieri al sonno. Inutile specificare che un buon riposo per tutta la famiglia pone migliori condizioni per affrontare la giornata e le fatiche annesse.
PRESTARE ASCOLTO AL PIANTO: il pianto è una modalità di comunicazione che serve a garantire la sopravvivenza del bambino risvegliando nel genitore la capacità di rispondere ai suoi bisogni. I bimbi piangono per comunicare e non per manipolare, come molti vogliono farci credere, dunque è fondamentale rispondere sempre al pianto con tempestività e amorevolezza.
Attenzione però: ciascuno può sentirsi più o meno a suo agio con uno o più di questi punti, che vogliono essere solo un input volto ad agevolare l’instaurarsi del legame bimbo-genitori. Il fatto di non far uso di una o tutte queste pratiche non rende il legame meno forte o meno profondo.
Stare in vicinanza fisica rende i genitori abili lettori dei messaggi dei loro bimbi e, quando un bambino è ascoltato e i suoi bisogni vengono soddisfatti, sviluppa fiducia nelle sue abilità espressive, diventando sempre più abile a comunicare e rendendo mamma e papà sempre più bravi a rispondere, generando così un circolo virtuoso che tira fuori il meglio di ciascuno.
Chiaramente seguire questi 5 punti richiede tanta energia e fatica, soprattutto nei primi 6 mesi, ma è senza dubbio una fatica che ripaga immensamente, sia nell’immediato, che nel lungo termine. Credo che il desiderio di ogni genitore sia di avere un figlio che sia innanzitutto felice e che sappia essere gentile, affettuoso, empatico, educato e, perché no, che diventi una persona brillante e di successo. Sviluppare un rapporto solido, profondo e amorevole con il nostro bambino è una condizione necessaria per renderlo una persona fiduciosa nel prossimo, dotata di autostima e in salute fisica e mentale.