Quando parlo con le mamme, spesso mi dicono: “Nessuno mi aveva preparata a questo, nessuno ti dice come sarà davvero!”. Molte donne arrivano impreparate all’appuntamento con la maternità, perché tante sono le offerte che curano il lato fisico (yoga, piscina, pilates..), altrettante quelle di carattere informativo/educativo (allattamento, svezzamento, bagnetto…), ma pochi sono i contesti che danno veramente spazio al lato emotivo, che nel puerperio è invece un aspetto preponderante.
Con la nascita del primo figlio, oltre a vivere uno stravolgimento fisico e un uragano emozionale, ci troviamo a perdere temporaneamente anche gli strumenti che comunemente usiamo per costruire la nostra identità: lasciamo il lavoro e i luoghi di divertimento, frequentiamo sempre meno persone e la nostra vita si concentra tra le mura di casa, svolgendosi in una routine che talvolta può risultare soffocante. Non è facile tenere la rotta.
Di fatto però, l’arrivo di un bambino è un’incredibile opportunità di crescita personale per la sua mamma: alcune donne, grazie alla maternità, intraprendono percorsi di evoluzione impensabili, altre invece si limitano a respingere i rimandi che ricevono, non ascoltano le loro intuizioni, si sentono in confusione e rimangono vittime di un intrico di emozioni e sensazioni apparentemente insensate che fanno fatica a gestire.
Il neonato, così inconsapevole e innocente, è una vera e propria cartina tornasole: è dotato di una straordinaria sensibilità, è in uno stato di fusione con la mamma e infine manifesta senza riserbo le emozioni sconvenienti, ciò che tendenzialmente ci sforziamo di mettere a tacere. Un bimbo infatti sente come propri tutti i sentimenti della sua mamma, soprattutto quelli di cui lei non è consapevole, e in questo senso un figlio è un maestro d’eccezione, perché può insegnarci a vedere noi stesse e portarci a conoscerci meglio.