Siamo nel 2018, eppure la professionalità dello psicologo è ancora investita di una serie di pregiudizi e preconcetti. Non posso dire quante volte ho sentito qualcuno affermare: “io non vado dallo psicologo, non sono matto!” e ogni volta questa frase mi ricorda quanta disinformazione ci sia rispetto a ciò che lo psicologo fa. Da qui è venuto il mio desiderio di scrivere un post rispetto a come lavora lo psicologo, in questo caso specifico, lo psicologo perinatale, mettendo in evidenza in quali occasioni è utile rivolgersi a questa figura professionale.
Parto da un concetto, che semplifico all’estremo: io, come psicologa perinatale, non lavoro sulla patologia, bensì lavoro sulle difficoltà quotidiane, sulle piccole debolezze che tutti abbiamo, che non fanno di noi persone malate o incapaci, ma semplicemente umane e pertanto imperfette. Ciascuno di noi ha delle fragilità e, quando le situazioni ci colpiscono proprio sui nostri talloni d’Achille, ecco che possiamo percepire ostacoli che non sappiamo come fronteggiare o che affrontiamo agendo comportamenti inefficaci, disfunzionali.
Ognuno di noi ha delle risorse, ma ovviamente, non essendo supereroi, non abbiamo TUTTE le risorse, dunque può accadere di affrontare circostanze per le quali non siamo (ancora) adeguatamente equipaggiati. Il lavoro che io faccio con le persone è proprio legato all’identificazione delle criticità e orientato a innescare modalità d’azione efficaci: costruiamo insieme nuove capacità e impariamo cose nuove e utili ad affrontare le difficoltà emergenti.
In psicologia si parla tecnicamente di strategie di coping, che Lazarus (1984) definisce come “l’insieme dei meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi personali ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto”. Le strategie di coping sono tantissime, così come i potenziali fattori di stress. È intuitivo che ciò che io posso ritenere logorante può non esserlo per qualcun altro, così come aspetti che per me possono rappresentare una risorsa possono essere percepiti diversamente da un’altra persona. Pensate ad esempio a una suocera: può essere una grande risorsa o un enorme fattore di stress e questo dipende da tante componenti in gioco!
Altrettanto però, come psicologa perinatale, amo lavorare sulla prevenzione, attraverso un lavoro più psicoeducativo, cioè informando e incrementando la consapevolezza delle mamme e dei papà, rendendoli responsabili del proprio benessere in un percorso co-costruito.
In conclusione il mio obiettivo è quello di promuovere la salute delle famiglie, fornendo informazioni, sostegno e ascolto, rendendo i genitori consapevoli di se stessi e di come vogliono esercitare il proprio ruolo e aiutandoli ad assumerlo nel modo migliore per loro e per i loro bimbi.